Il monitoraggio della pressione arteriosa è un elemento centrale nel trattamento dei casi di ipertensione.
Purtroppo, però, la misurazione classica della pressione non è in grado di fornire un’indicazione davvero precisa della reale condizione del paziente.
Non a caso la SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa Lega Italiana contro l’Ipertensione Arteriosa) ha redatto, nel 2008, le Linee Guida della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa sulla misurazione convenzionale e automatica della pressione arteriosa nello studio medico, a domicilio e nelle 24 ore.
In effetti, sono moltissimi i casi in cui dati sballati – in eccesso o in difetto – risultano in realtà frutto di condizionamenti vari, anche temporanei, che non denotano necessariamente la presenza di uno stato patologico.
Per questo motivo, si utilizza un holter pressorio.
Vediamo insieme cos’è a cosa serve l’holter pressorio, e perché è fondamentale per una corretta diagnosi.
Con il termine holter pressorio ci si riferisce ad un esame diagnostico non invasivo, per niente doloroso o spaventoso, finalizzato alla misurazione della pressione arteriosa nell’arco di 24 ore.
Questo esame viene svolto utilizzando uno strumento, molto simile al misuratore tradizionale della pressione, composto da uno sfigmomanometro portatile, di dimensioni ridotte, che viene indossato dal paziente.
In pratica, l’holter pressorio consiste in un manicotto gonfiabile da attaccare al braccio e un misuratore elettronico da collegare all’addome tramite una cintura apposita.
Questo dispositivo va indossato, senza mai toglierlo, per un giorno intero (24 ore per la precisione).
Abbiamo visto che l’holter pressorio non è altro che un semplice misuratore della pressione arteriosa. Quello che cambia rispetto ad una tradizionale misurazione con lo sfigmomanometro, l’holter pressorio prevede un controllo costante nell’arco di 24 h.
Nello specifico, viene effettuata una misurazione della pressione arteriosa ogni 15 minuti durante il giorno e ogni 30 minuti durante la notte.
Il dispositivo – che provvederà a registrare tutti i dati rilevati – non può e non deve essere sganciato prima del termine delle 24 ore, pena l’inefficacia della misurazione.
Prima di indossare l’holter pressorio, si effettua una calibrazione dello strumento, effettuando una misurazione con uno sfigmomanometro tradizionale e una con l’holter.
Se i dati risultano allineati, si può procedere.
Durante le 24 ore si consiglia al paziente di annotare tutto ciò che può essere utile ai fini della elaborazione della diagnosi.
Ad esempio, se in particolari momenti della giornata è stato sottoposto a maggiore stress, se ha svolto attività fisica, a che ora ha consumato i pasti, a che ora è andato a dormire, e così via.
Non è necessaria una preparazione pre esame, è anzi importante svolgere una normale giornata di vita al fine di avere dati attendibili. Le uniche avvertenze riguardano i momenti in cui vengono effettuate le singole misurazioni, durante le quali è importante restare fermi onde evitare errori.
Nell’introduzione all’articolo abbiamo spiegato che le singole misurazioni della pressione arteriosa sono poco attendibili, perché sufficiente essere semplicemente tesi per l’esito della misurazione stessa per avere dati sballati.
C’è anche da considerare il cosiddetto “effetto camice bianco”, in base al quale la presenza di un medico che effettua il controllo genera ansia nel paziente, sfalsando il dato rilevato.
Inoltre, la pressione arteriosa è, di per sé, un parametro estremamente variabile, anche durante la stessa giornata nel medesimo soggetto.
Se si desidera avere uno scenario più preciso, sulla scorta del quale effettuare una corretta diagnosi, è necessario avere dati attendibili, frutto di misurazioni multiple e sequenziali.
Ecco perché è importante l’holter pressorio.
I dati raccolti durante le 24 ore sono fondamentali per il cardiologo che dovrà poi effettuare una valutazione accurata e stabilire, laddove necessario, un percorso terapeutico.
ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.
Quali caratteristiche ha il modello di nuova generazione?
L’apparecchio per l’esame dell’Holter utilizzato è di ultima generazione, e presenta diversi vantaggi: è di ridotte dimensioni, poco più grande di un cerotto, e si applica direttamente sulla pelle, così da non dover portare con sé per ore o giorni la borsa a tracolla in cui vengono posizionati i modelli precedenti, più ingombranti. Inoltre è in grado di registrare su tre canali che, captando frequenze diverse, consentono di avere più dati diversificati disponibili per una analisi completa dell’attività elettrica del cuore; ed infine, può monitorare il tracciato dell’elettrocardiogramma da 24 ore a 7 giorni, passando per tappe intermedie come le 48 e le 72 ore, in base all’indicazione del medico.
Come si applica l’Holter cardiaco?
L’Holter cardiaco può essere utilizzato da chiunque: dai bambini di pochi mesi agli anziani; l’esame è indolore e non crea disagi. Non ci sono norme di preparazione, e le uniche accortezze richieste nel periodo di applicazione degli elettrodi sono tenere un diario delle proprie attività e non bagnare la zona in cui sono posizionati. Prendere nota delle attività quotidiane consente, infatti, di monitorare il battito cardiaco in corrispondenza di determinate circostanze (durante i pasti o un’attività fisica intensa).
Con i parametri impostati (durata dell’esame e frequenze cardiache da rilevare), il dispositivo viene applicato in ambulatorio, dal medico specialista, nella regione toracica anteriore, di solito nella zona mammaria sinistra, per ricevere voltaggi più alti dell’elettrocardiogramma.
Dopo che è stato tenuto per il tempo prescritto, viene rimosso da personale formato. Il medico, grazie a un software in grado di organizzare i dati registrati, interpreta il tracciato, cercando la risposta al quesito clinico di partenza, e produce il referto.
Al paziente vengono applicati degli elettrodi sul petto (in genere 5) che vengono poi collegati ad un piccolo apparecchio (un registratore alimentato a batteria e munito di memory card) provvisto di custodia e che può essere indossato in vita tramite una cintura oppure a tracolla. La mobilità rimane ottima ed il paziente dovrà svolgere la sua attività giornaliera regolare evitando solo di bagnare o colpire accidentalmente l’apparecchiatura o di rimuovere gli elettrodi sul petto.
La registrazione parte già nello studio medico e viene attentamente controllata prima di congedare il paziente dall’infermiere specializzato, al fine di ridurre al massimo le ripetizioni dell’esame per cattiva registrazione che però sono sempre possibili (e spesso dovute ad accidentale manomissione degli elettrodi o dei cavi da parte del paziente) in alcuni e rari casi della pratica clinica, quando si pretende (come noi facciamo) una registrazione di alto livello tecnico con conseguente massima affidabilità dell’esame.
Il paziente viene quindi invitato a compilare un diario in cui riporta in modo riassuntivo gli eventi della giornata (sveglia, addormentamento, pasti, assunzione di farmaci, sintomi, principali attività della giornata o eventi particolari) e dopo la durata prevista (nella maggior parte dei casi 24 ore) torna presso il nostro Centro per rimuovere l’apparecchiatura.
Successivamente, il cardiologo provvederà personalmente alla lettura dell’esame (non viene effettuata una lettura automatica computerizzata) e alla compilazione di un accurato referto nel giro di poco tempo.
Il test da sforzo è conosciuto anche come il test ergometrico ed è un esame che consiste nell’esecuzione di un elettrocardiogramma mentre il paziente è sottoposto ad uno sforzo fisico controllato e di intensità graduale. Questo test viene condotto per valutare il comportamento della frequenza cardiaca, della conduzione atrio-ventricolare e di eventuali aritmie atriali o ventricolari durante lo sforzo richiesto. In questo articolo approfondiamo i motivi per cui è consigliabile sottoporsi a questo test e come si svolge.
Il test da sforzo registra le reazioni che avvengono a livello di cuore mentre il paziente, sottoposto ad un elettrocardiogramma, svolge uno sforzo fisico controllato. Lo sforzo richiesto infatti provoca un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, che determinano una richiesta di sangue più importante da parte del cuore che deve gestire una situazione di lavoro più intensa.
Il test da sforzo è utile per una serie di indicazioni, in particolare permette di:
Il paziente deve effettuare attività fisica su una cyclette o su una pedana mobile, per la durata di circa 20 minuti, in seguito all’applicazione di elettrodi sul petto ed alla radice degli arti. Il cardiologo monitorerà quindi l’elettrocardiogramma (analizzando la morfologia del tracciato e la frequenza cardiaca) e la pressione arteriosa, ponendo attenzione ad eventuali sintomi lamentati dal paziente.
I risultati possono essere utili sia a scopo diagnostico, sia per valutare l’efficacia di una terapia farmacologica, di un bypass o di un’angioplastica. Il test da sforzo viene effettuato anche nell’ambito della medicina sportiva per valutare performance globale del sistema cardiovascolare, e quindi dell’intero organismo, in condizioni di sforzo fisico.
Per chi deve sottoporsi ad un test da sforzo è consigliabile utilizzare un abbigliamento comodo, ideale è la tuta, ed evitare la sera o la mattina prima di usare creme cosmetiche sulla cute, che non permettono un contatto corretto degli elettrodi dell’ECG.
Per quanto riguarda l’alimentazione è consigliabile evitare di mangiare subito prima della prova: se l’esame si svolge durante la mattina si consiglia una colazione molto leggera, se è durante il pomeriggio si consiglia di consumare un pasto light non oltre 2 ore prima dell’esecuzione dell’esame.