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Microchirurgia della mano - Dito a scatto e " tecnica all'ago " - Dupuytren - Rizoartrosi
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CURRICULUM VITAE ET STUDIORUM 

Dr.ssa Silvia Giordani

 Ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Verona nel 1996 discutendo una tesi sul tema “Il trattamento chirurgico del piede reimatoide: ruolo dell’intervento di allineamento metatarsale. Presupposti biomeccanici, indicazioni e risultati a lungo termine.”
  • Ha conseguito il Diploma di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università degli Studi di Verona nel 2001, discutendo una tesi sul tema: “Analisi critica del trattamento con fissazione esterna delle fratture sovra e intercondiloidee di femore.”
  • Socia ordinaria SICM, socia fondatrice EWAS e socia OTODI e SERTOT.
 
  • Master di Chirurgia della Mano e Microchirurgia Ricostruttiva di II livello presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, 2011.
Ha svolto attività scientifica presso le seguenti università ed ospedali:
Reparto di Anatomia Patologica, Università degli Studi di Madrid (Spagna) luglio-agosto 1992
  • Reparto di Medicina Interna, Università degli Studi di Verona 1993-1994
  • Reparto di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Verona maggio-luglio 1994
  • Reparto di Urologia, Università degli Studi di Verona agosto-settembre 1994
  • Reparto di Medicina Interna (Unità delle Malattie Trombo-Emboliche), Università degli Studi di Pavia luglio 1996
  • Miami Hand Center (Florida USA) nel 2001
  • Pullvertaft Hand Center  (Derby, UK). nel 2007
  • Reparto di Ortopedia, Sezione Malattie Infettive Ospedale di Cortina, Codivilla Putti, marzo 2011
  • Reparto di Chirurgia Plastica di Ancona, Corso Avanzato di Microchirurgia Ricostruttiva, Università degli Studi di Ancona giugno 2011

ATTIVITA’ ASSISTENZIALE

 Durante gli anni della specializzazione ha condotto l’attività assistenziale di reparto e l’ambulatorio divisionale; ha, inoltre svolto turni di guardia specialistici in prima persona.
Ha eseguito 49 interventi come primo operatore e 357 interventi come assistente, in 13 interventi ha svolto funzione di tutore nei confronti di altri medici specializzandi nel reparto di Chirurgia della Mano. Mentre ha eseguito 40 interventi come primo operatore e 228 come assistente presso il reparto di Ortopedia e Traumatologia.
 
Ha, successivamente, svolto attività assistenziale di reparto e l’ambulatorio divisionale e guardia specialistiche presso l’ospedale di Rovigo, presso la Casa di Cura Rizzola di San Donà di Piave (Ve), l’Istituto di Clinica Ortopedica e Traumatologica presso l’Università degli Studi di Padova, presso l’Unità Operativa Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Adria, presso l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia di Piacenza e Fiorenzuola dal 2005 al 2012 infine presso l’Università degli Studi di Ferrara, Clinica di Ortopedia e Traumatologia, svolgendo anche intensa attività tutoriale sugli specializzandi delle diverse sedi.
Ha eseguito più di 7000 interventi chirurgici
Attualmente svolge attività libero professionale a Bologna, Modena, Rovigo, Padova e Vicenza
 
ATTIVITA’ SCIENTIFICA
 
L’attività di ricerca è comprovata dalla pubblicazione di alcuni articoli su riviste e relazioni a congressi nazionali quali:
Fratture articolari di polso: valutazione radiografica e clinica di una casistica trattata con fissatore esterno. F. Lavini, A. Pizzoli, S. Giordani, A. Atzei, P. Bartolozzi. Giornale italiano di ortopedia e traumatologia- vol. XXIV settembre 1998  
  1. La microdiscectomia nel trattamento dell’ernia discale: nostra esperienza. M. Cassini, D. Pasquetto, S. Giordani, A. Sandri, P. Bartolozzi. G. I. S. (società italiana di patologia vertebrale), vol. XXI 1999
Le protesizzazioni totali del gomito. L. Cugola, A. Atzei, S. Giordani. Lo scalpello. Vol. XI 2. 1997  
Total elbow joint replacement. L. Cugola, A. Atzei, S. Giordani. The first orthopaedic congress of the countries of the mediterranean. 1997
Reimpianto vs regolarizzazione monodigitali. Impatto psicosociale. S. Giordani,     A. Atzei, L. Cugola. Atti del Corso di Chirurgia della Mano dell’Università di Savona XIX 2000
 Frattura-dislocazione volare del piramidale. Caso clinico. S. Giordani, C Fioruzzi. SERTOT 2006 Artrite reumatoide protesi di polso. Caso clinico. S. Giordani, C. Fioruzzi. Relazione per medici di base. Piacenza 2006  
  1. L’osteotomia per cutanea distale dell’alluce valgo secondo Boesch. Difficoltà di tecnica chirurgica. S. Giordani, C. Fioruzzi. Atti SERTOT, 2007
 L’artrodesi dell’articolazione IFD delle dita lunghe della mano. Nuova proposta. S. Giordani, C Fioruzzi. Atti SERTOT, 2008  
  1. Morbo di Kiembock. Caso clinico. S. Giordani, C Fioruzzi. Rivista italiana di Chirurgia della Mano. 2010
 
E’ stata invitata a tenere le seguenti relazioni:

Reimpianto vs regolarizzazione monodigitali. Impatto psicosociale. Giornate veronesi di aggiornamento “materiali sostitutivi-complementari e interventi di salvataggio-funzionali”. Verona, ottobre 1999
  • Ricostruzione di tendine d’Achille degenerato con tessuto di banca. Caso clinico. Tissue banking sharing experiences 2000. Firenze, settembre 2000
  • Sindrome del tunnel carpale: due tecniche a confronto. Giornate veronesi di aggiornamento “il polso traumatico”. Verona, ottobre 1998
  • Frattura-dislocazione volare del piramidale. Caso clinico. Ferrara 2006
  • L’osteotomia percutanea distale dell’alluce valgo secondo Boesch. Difficoltà di tecnica chirurgica. Trento 2007
  • L’artrodesi dell’articolazione IFD delle dita lunghe della mano. Nuova proposta. Salsomaggiore Terme 2008
  • Fsiopatologia del polso e artroscopia. Piacenza, 2009
  • Morbo di Kiembock, caso clinico. Pescara, maggio 2010
  • Le Sindromi da compressione del gomito. Piacenza , settembre 2010
  • Le Sindromi da compressione, Bologna, marzo 2014
  • Le lesioni complesse del gomito, Soverato, maggio 2015
  • Tecnica all’ago, Soverato, maggio 2016
  • La rizoartrosi e la tecnica mini-invasica, Soverato, maggio 2017

 Dito a scatto o trigger finger e " tecnica all'ago "

Per Trigger Finger, meglio conosciuto come Dito a Scatto, si intende l’infiammazione cronica dei tendini flessori delle dita della mano associata ad un restringimento del canale lungo cui scorre il tendine stesso (puleggia).
 Si tratta di una delle malattie più comuni della mano, frequente tra le donne di mezza età e soprattutto nel periodo perimenopausale. Può anche essere causata da condizioni croniche come il diabete, la gotta o alterazioni della tiroide e malattie reumatiche.
Si presenta, inizialmente, come un dolore del palmo della mano associato ad una limitazione della funzionalità del dito interessato; successivamente il dolore si  irradia a tutto il dito, potendo provocare, nel tempo, una ridotta motilità dello stesso evolvendo in artrosi principalmente dell’articolazione inter-falangea prossimale.
Il paziente può avere inizialmente la sensazione di una pallina sottocutanea o di uno “scatto” sul palmo della mano. E' questa una fase (“triggering”) nella quale si può eseguire una infiltrazione che io consiglio con acido jaluronico. Questo diminuisce l’infiammazione dei tendini, determinando un benessere spesso momentaneo. L’infiltrazione risulta di semplice esecuzione e a mio parere, non va ripetuta per più volte soprattutto se ravvicinate nel tempo.
Se il triggering è di entità più severa non resta che l’intervento chirurgico. Anche intorno alla chirurgia si dice molto e a volte a sproposito. Il paziente può pensare di perdere l’uso della mano sottoponendosi all’intervento chirurgico; ma la verità è che la chirurgia ottiene buoni risultati.
L’intervento si basa su un concetto semplice: si aumenta lo spazio all’interno del canale del tendine che fa da “rotaia” e quindi si permette ai tendini di scorrere meglio senza infiammarsi e quindi senza dolore.
                                                                 Il metodo chirurgico, che comunemente utilizzo è chiamato “puleggiotomia” e consiste nella liberazione del canale su descritto, attraverso una modestissima incisione (circa 2 centimetri) eseguita alla base del dito interessato. Con questa tecnica, i tessuti molli vengono danneggiati in minima parte e perciò il dolore post-operatorio è minimo. Ciò permette l’utilizzo della mano abbastanza velocemente con delle limitazioni legate alla ferita chirurgica.
I risultati a lungo termine di questa tecnica sono eccellenti.
 
 
Esiste un’altra tecnica che personalmente ho appreso negli Stati Uniti e che ritengo molto valida: si tratta di eseguire la puleggiotomia con TECNICA ALL’AGO ossia senza incidere la cute, dopo aver eseguito una blanda anestesia locale, si evidenzia la puleggia che viene poco alla volta lacerata con la punta dell’ago. E’ una tecnica non molto conosciuta ma che permette il rientro immediato alle normali attività fisiche e lavorative senza dolore; va però sottolineato che la sua efficacia può non essere definitiva e le indicazioni a questa tecnica sono a discrezione del chirurgo stesso.
 Questa patologia in conclusione è di agevole diagnosi e trattamento; perciò quando hai dolore alla mano, non attendere ma rivolgiti ad uno specialista, poiché si tratta di una patologia che necessita la valutazione di un chirurgo ortopedico specifico per questi problemi.
 

MORBO DI DUPUYTREN


Questa patologia non è rara e può avere diversi fattori di rischio che la causano. In primo luogo esiste una familiarità in linea maschile, inoltre alcuni lavori manuali, ma anche microtraumi ripetuti o processi infiammatori cronici della mano.
Di fatto, i pochi dati certi sono:
  1. ha una progressione altalenante (a poussé)
  2. crea una progressiva invalidità sull’uso della mano
  3. il trattamento è chirurgico
 Che cos’è questo morbo?
Si tratta di una progressiva retrazione di un tessuto appena sotto lo strato cutaneo, che si chiama aponeurosi. L’aponeurosi ha consistenza tendinea  e si irradia a tutto il palmo della mano e fino alle dita. Questa retrazione provoca un indurimento dei tessuto stesso e una anelasticità di tutta la mano, tanto che poco alla volta determina la retrazione delle dita con conseguente rigidità delle articolazioni metacarpo-falangee e interfalangee.
Quando questa retrazione determina una riduzione della funzione della mano, allora il trattamento chirurgico è obbligatorio e risolutivo!
Non vi devo dire che questa è una chirurgia che prevede che l’operatore abbia una certa esperienza, ma aggiungo che esiste la tecnica all’ago che è ancora più complessa e la deve eseguire chi ha molta esperienza nella patologia in questione.
La tecnica chirurgica classica (aponevrectomia) prevede di asportare, con pazienza e meticolosità da parte del chirurgo, tutta l’aponeurosi coinvolta dalla retrazione. In genere è più frequentemente coinvolta l’aponeurosi che si irradia verso il quarto e quinto dito ma tutte le dita possono essere coinvolte.
La tecnica all’ago, invece, trova un suo razionale dal concetto di aponevrotomia ossia nel sezionare trasversalmente l’aponeurosi malata e nel distendere la mano manualmente. La tecnica all’ago deve essere eseguita da chi ha già eseguito diversi interventi con tecnica classica perché la conoscenza dell’anatomia della mano è indispensabile ma non sufficiente!
Questa tecnica ha l’assoluto vantaggio di non provocare danni ai tessuti poiché non si eseguono incisioni chirurgiche, si procede a lacerare l’aponeurosi con piccoli aghi e poco alla volta, inoltre in anestesia locale e non plessica come la tecnica tradizionale impone. Questo è un indiscutibile vantaggio per chi non può avere una mano fasciata per 2-3 settimane ma è altrettanto indiscutibile che può essere passibile di recidiva e che il risultato può non essere definitivo né sempre risolvibile in unica seduta chirurgica
In definitiva la tecnica all’ago, pur avendo dei limiti, è agevole e di facile esecuzione per chi ha esperienza chirurgica specifica

RIZOARTROSI


Per rizoartrosi s’intende l’artrosi dell’articolazione della base del pollice. E’ molto più comune di quello che si pensa ed è spesso associata ad altre patologie come la Sindrome del Tunnel Carpale.
Questa artrosi tipica del sesso femminile, è di fatto la degenerazione dell’articolazione alla base del pollice, provoca intensi dolori nell’utilizzo della mano e una riduzione della forza spesso legata ad attività come il cucire o il ricamare; è tipico sentire  la paziente riferire che gli oggetti le cadono di mano!
Se la malattia è in uno stadio iniziale non provoca la deformità dello stesso pollice, ma ne determina sintomi acuti con invalidità più o meno prolungata nell’utilizzo di tutta la mano.
Accanto ai sintomi clinicamente evidenziabili, la diagnosi può essere confermata dal semplice studio radiografico standard.
L’insorgenza di questa patologia, è più frequente tra le donne in età perimenopausale, anche se tutte le età possono essere coinvolte e anche il sesso maschile ne può essere affetto, spesso con invalidità più gravi.
 
In uno stato iniziale il più semplice trattamento, senza uso di farmaci, è l’utilizzo di un tutore ortopedico adeguato. Questo tutore permette al paziente di controllare il polso durante le sue attività quotidiane, limitando i movimenti dell’articolazione già parzialmente degenerata e può essere associato a terapie fisiotetapiche come ultrasuoni e laserterapia
Infine se la paziente non risponde a trattamenti conservativi, non resta che l’intervento chirurgico.
Sono diversi gli interventi possibili per questa patologia ma nessuno, a tutt’oggi, risulta essere inequivocabilmente risolutivo.
L’intervento che io propongo consiste nel rimuovere la fonte dell’artrosi e perciò del dolore, ossia togliere la parte cartilaginea di trapezio e base del metacarpo che limita la funzionalità della mano stessa! Questo permette un aumento del movimento del pollice stesso, una lieve riduzione della forza, ma soprattutto la remissione del dolore!
Il metodo chirurgico è mini-invasivo e proprio perché tale è possibile eseguirlo senza essere demolitivi. Va detto che è verosimilmente intervento non definitivo ma dai buoni risultati a breve termine. Questa procedura può essere indicata in pazienti ancora in età lavorativa che necessitano di una ripresa della funzione della mano in tempi brevi e senza danneggiamento irreversibile della anatomia della mano, ma anche in quelle persone in età avanzata la cui richiesta è di rimuovere il dolore e nulla più.
Ciò permette anche di tornare alle più semplici attività quotidiane in circa 3 settimane, ed a una completa autonomia nell’uso della mano in 45 giorni.
La rizoartrosi in conclusione è di agevole diagnosi e trattamento; perciò quando hai dolore alla mano, non attendere ma rivolgiti ad uno specialista, poiché si tratta di una patologia che necessita della valutazione di un chirurgo specializzato su questi problemi e i risultati chirurgici sono buoni e incoraggianti

Tecnica chirurgica

 Con l’ausilio dell’amplificatore di brillanza si identifica lo spazio articolare e si posiziona un ago come repere. Si esegue accesso chirurgico di circa 3mm e si divaricano i tessuti molli.
Si accede quindi allo spazio articolare con fresa apposita e si esegue la scarificazione dei piani articolari. (metacarpale e trapeziale).

                                     Dr.ssa Silvia Giordani

 






 
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